Immunoterapia oncologica.

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Il 2013 ha segnato un punto di svolta per l’immunoterapia oncologica e la cura del cancro, gli sforzi di scatenare il sistema immunitario contro i tumori stanno dando i primi risultati anche se per il futuro restano molti punti interrogativi.

immunoterapia oncologica e cura del cancro

La storia non può essere facilmente compresa fino a quando non diventa passato e oggi noi vi siamo proprio nel mezzo, nel dibattito sull’efficacia della immunoterapia oncologica – ovvero la discesa in campo del sistema immunitario per combattere i tumori. Stiamo forse riponendo troppe aspettative su un approccio il cui impatto finale rimane ancora in larga parte sconosciuto?

Immunoterapia oncologica: abbiamo numeri e riscontri sufficienti per parlare di passo avanti?

E se stessimo irresponsabilmente etichettando come “una svolta” una strategia che ha interessato solo un piccolo numero di pazienti affetti da cancro aiutandone solo alcuni di essi?
Che cosa intendiamo quando chiediamo “un vero passo in avanti” nel campo della medicina dunque?

L' immunoterapia oncologica

Gli ultimi importanti risultati confermano che la immunoterapia oncologica è sulla strada giusta. Gli studi clinici relativi al 2013 hanno cementato il suo potenziale nei pazienti e stanno convincendo anche i più scettici. Gli esempi sono storie di vita reali: la donna con un tumore al polmone – grande come un pompelmo – viva e in buona salute dopo 13 anni; il bambino di 6 anni vicino alla morte per leucemia, ora in terza elementare e in remissione; l’uomo con il cancro al rene metastatico la cui malattia ha continuato a regredire anche dopo il trattamento interrotto, e così via.

L’ immunoterapia oncologica segna un modo completamente diverso di trattamento del cancro orientandosi verso il sistema immunitario e non verso il tumore

Mano a mano che gli aneddoti si tramutano in dati, un altro livello, un altro strato emerge. L’ immunoterapia oncologica segna un modo completamente diverso di trattamento del cancro orientandosi verso il sistema immunitario e non verso il tumore. Oncologi, persone con i piedi ben piantati per terra, dicono che è stato voltato l’angolo verso una nuova strada, dalla quale non torneremo più indietro.

immunoterapia oncologica, le scoperte negli ultimi anniParlando di cancro, la pressione è sempre tanta nel voler trasformare le nuove intuizioni biologiche in farmaci salvavita pronti ed efficaci. C’è comunque una lezione da imparare dai successi dell’immunoterapia: questi sono emersi da un’attenta analisi durata diversi anni.

I primi passi sono stati mossi dall’ immunologo James Allison dell’Università del Texas MD Anderson Cancer Center (Houston). Alla fine del 1980, ricercatori francesi che non stavano studiando il cancro identificarono un recettore sulla superficie delle cellule T, chiamato linfocita T o CTLA-4. Le cellule presentanti l’antigene sono capaci di riconoscere un agente patogeno, catturarlo e processare i suoi antigeni per ricavarne peptidi da esporre su molecole MHC di classe II. Le molecole MHC-II vengono poi riconosciute dai linfociti T CD4 helper. È stato ipotizzato che l’impegno di CTLA-4 da parte del ligando bloccherebbe la fosforilazione della catena ζ associata al recettore delle cellule T (TCR), per quanto l’esatto meccanismo biochimico non sia ancora noto. È degno di nota che in topi knockout per CTLA-4 si assista ad un’attivazione massiva della risposta cellulo-mediata, con gravi manifestazioni di carattere autoimmune a carico di vari organi e tessuti.

la funzione del CTLA-4 nella immunoterapia oncologica

CTLA-4 (il linfocita T) è stato scoperto nel 1987. Nel 1996, Allison ha pubblicato un documento che dimostrava come gli anticorpi contro CTLA-4 debellavano i tumori nei topi. Le aziende farmaceutiche in prima battuta tennero le distanze dalla immunoterapia oncologica, diffidando di essa sia a causa dei flop del passato ma anche per diverse scelte strategiche. Così il lavoro di ricerca sul linfocita T sulle persone fu affidato a una piccola società di biotecnologie, la Medarex, a Princeton, New Jersey (acquisita nel 2009 dalla Bristol Myers Squibb). Nel 1999 la società ha acquisito i diritti per l’anticorpo.

Quindi nessun risultato importante per  11 anni. Nel 2010, Bristol-Myers Squibb, che aveva comprato Medarex per più di 2 miliardi di dollari, ha riferito che i pazienti con melanoma metastatico trattati con l’anticorpo avevano vissuto una media di 10 mesi rispetto ai 6 mesi senza di esso. Era la prima volta che un trattamento aveva esteso la vita nei pazienti affetti da melanoma avanzato in uno studio randomizzato. Quasi un quarto dei partecipanti è sopravvissuto almeno 2 anni.

I trattamenti che interessano le cellule T sono ancora in fase sperimentale, ma gli anticorpi stanno lentamente acquisendo popolarità nel mondo della medicina. Almeno cinque grandi aziende farmaceutiche, dopo le prime titubanze, stanno sviluppando anticorpi come anti-PD-1.

Articolo estratto e liberamente tradotto da http://m.sciencemag.org/content/342/6165/1432.full

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