Napoli, 16 Giugno: Adipe e Muscolo: Organi Secretori Bersaglio/Effettori correlati all’Armonia Metabolica e PNEI

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Editoriale
Cose non facili da leggere, ma non illeggibili
di Massimo Saruggia – Eur J Int Med, 2017
Ho fatto la spesa per il prof Garattini. Non parlo di generi di prima necessità – pacchi di pasta, conserve, tonno in scatola, the al gelsomino. Gli ho comprato un libro. Un atto di familiarità forse eccessivo, ma dopo aver letto un suo articolo critico come sempre sull’omeopatia e sulla politica sanitaria della Regione Toscana, ho pensato che ci sono cose che chiedono di essere lette e spesso rilette.
L’omeopatia è implausibile dice Garattini. Implausibile è quasi sinonimo di inspiegabile, ma con un piccolo slittamento di significato che fa sì che l’inspiegabilità attuale dell’omeopatia possa diventare un criterio soggettivo e si svincoli dalla scienza, pur facendola supporre. E mi ha fatto ricordare Galileo nei suoi Dialoghi sopra i due massimi sistemi: “Che il sole o la luna… entrino a parte nell’opera delle maree è cosa che totalmente repugna al mio intelletto… il quale non può arrecarsi a sottoscrivere a predominii per qualità occulte ed a simili vane immaginazioni”. Implausibile insomma.
L’omeopatia è inefficace, aggiunge Garattini, e cita dimenticando le metanalisi favorevoli invece all’omeopatia, ultima la rassegna sistematica del programma ufficiale svizzero di valutazione delle Medicine Complementari (Shaw DM, “Le rapport suisse sur l’homéopathie“, 2012), quella lacunosissima ma molto pubblicizzata di Shang (2005). Un lavoro autorevolmente criticato (Ludkte & Rutten, J Clin Epidemiol, 2008) per il modo in cui la selezione degli studi ha influito sul risultato della metanalisi. Ma Garattini è così occupato ad avere ragione da finire per avere torto.
L’omeopatia ha successo perché trae vantaggio dalla stessa ingenua credenza che nutre gli astrologi e i maghi, dice Garattini. In realtà i pazienti giungono spesso all’omeopatia per scelta, dopo risultati terapeutici non soddisfacenti o deludenti, visto che più del 50% delle cure convenzionali prescritte sono o inefficaci o dannose o assimilabili al placebo (Goldacre B, “Bad Science”, 2008). In più la battaglia di chi intende curarsi con l’omeopatia tira in ballo qualcosa di più dei granuli di saccarosio/lattosio. Riguarda la libertà di coscienza e ottocento anni di pensiero occidentale: Spinoza, Kant, Locke e Mill.
Con l’omeopatia importanti risorse economiche sono gettate al vento ogni anno, nella lettura di Garattini. In realtà studi di farmacoeconomia suggeriscono che il ricorso all’omeopatia riduce la prescrizione convenzionale e la necessità di altri servizi sanitari (Smallwood, Freshminds, 2005; Frenkel & Hermoni, Alt Ther Health Med, 2002; Witt et al., Compl Ther Med, 2005).
L’omeopatia nel Servizio Sanitario nazionale: “Solo in Italia?”, si chiede Garattini, allarmato. Una semplice ricerca booleana avrebbe rassicurato il nostro Autore: non siamo soli in questo tentativo di integrazione. Al contrario il rapporto dell’OMS sulle Medicine Complementari e tradizionali (The WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023) “punta a supportare gli Stati membri nello sviluppo di politiche che rafforzino il ruolo delle medicine tradizionali e complementari nel garantire la salute della popolazione “.
Insomma sembra che le considerazioni sull’omeopatia di Garattini siano il frutto dell’azione di una potente macchina del tempo con il tasto “rewind” schiacciato fisso, quasi a tutelarsi dalle sorprese di un approfondimento serio e equilibrato. Sarebbe interessante invece, proprio per il progredire della scienza, che si comprendesse che il senso dell’omeopatia è quello di ricomporre, tra mille difficoltà e contraddizioni, il gap tra i protocolli di una scienza basata sull’evidenza e la realtà individuale del paziente-persona. Ma per queste riflessioni i colpi di fioretto online tra chi sostiene la validità e chi la invalidità dell’omeopatia non vanno bene.
Per certe cose ci vuole un libro. E’ quello che ho comprato (Boiron & Rémy, “Ricerca in omeopatia”, 2016).
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