Omeopatia: le origini
L’Omeopatia (dal greco “omoios”: simile e “patos”: malattia) è un metodo terapeutico che comporta una visione della salute e della malattia diversa da quella della malattia ‘ufficiale’. Al posto del concetto di ‘malattia’ come entità astratta, infatti, subentra quello di ‘paziente’ come persona che si ammala per un complesso di fattori negativi dovuti a un ‘disordine’ del corpo e dello spirito. L’Omeopatia ritiene che il corpo sia un tutto unico e armonico, e che i sintomi del male siano solo dei segnali per risalire alle cause e quindi trovare il trattamento da seguire.
L’Omeopatia si pone come obiettivo la guarigione del malato attraverso l’uso a dosi minime di medicamenti naturali e minerali che in natura provocano esiti simili ai sintomi che il malato accusa. In sostanza l’Omeopatia impiega farmaci che, tra i propri effetti sperimentali, siano in grado di indurre nell’uomo sano uno stato patologico “artificiale” simile a quello che si intende curare in una persona realmente malata.
Le patologie artificiali indotte dai farmaci vengono studiate su individui sani, che cioè non presentino, al momento, disturbi acuti o cronici. Tale condotta farmacologica viene indicata in omeopatia come sperimentazione; essa consente lo studio dei sintomi indotti nel loro insieme, oltre alle modalità con cui tali sintomi si manifestano. Presupposto fondamentale dell’omeopatia è la conoscenza farmacologica delle varie sostanze impiegate nella sperimentazione.
Le leggi dell’Omeopatia
Il metodo terapeutico dell’Omeopatia si basa sull’applicazione di due leggi farmacologiche fondamentali: il Principio della Similitudine e il Principio dell’ Infinitesimale.
Il principio della similitudine:
“Un’affezione dinamica debole viene, nell’organismo vivente, duramente cancellata da un’affezione più forte, se questa, differendo per qualità, le è assai simile nella sua manifestazione”
(S. Hahnemann, Organon, §26)
Il principio della similitudine (o legge dei simili) si basa su un concetto fondamentale che può essere così presentato: qualunque sostanza che, somministrata in forte dose ad un uomo in buona salute provoca disturbi determinati, può, in bassa dose, far scomparire quei medesimi disturbi nell’uomo malato. Similia similibus curentur. La ricerca dell’analogia tra i sintomi della malattia di un paziente e quelli provocati dalla somministrazione di una sostanza naturale ad una persona sana (ottenuta tramite sperimentazione detta prooving), è alla base dell’operato del medico omeopata. Il criterio di similitudine permette al medico di affrontare numerose condizioni patologiche, consentendogli di scegliere, nella materia medica (la farmacopea omeopatica che racchiude tutti i dati che rappresentato i risultati delle varie sperimentazioni sui farmaci), il farmaco più simile al quadro riscontrato nel paziente, e ottenere così risultati soddisfacenti.
Il principio dell’infinitesimale
Il principio dell’infinitesimale si basa sulla scoperta di Hahnemann (padre dell’omeopatia) che diluendo il rimedio e aumentandone la potenza venivano stimolate le difese naturali dell’organismo (p.es. tramite fagocitosi, eliminazione delle tossine, aumento della temperatura, produzione di anticorpi ecc.). In altre parole, l’omeopatia guarisce dall’interno equilibrando di nuovo la “forza vitale” del paziente. Qualunque sostanza o Medicamento agente sulla vitalità determina un’alterazione dell’equilibrio della forza vitale e di conseguenza un cambiamento dello stato di salute della persona (Effetto primario).
Alla somministrazione di una sostanza la forza vitale si oppone con carattere conservativo sempre a favore della vita (Effetto secondario). Considerando che l’azione curativa in Medicina Omeopatica sfrutta la reazione dell’organismo, la sostanza che si somministra ha esclusivamente la funzione di “stimolare” alla reazione. Il fatto che il rimedio omeopatico non combatta da sé la malattia, ma dà al corpo l’impulso di difendersi con una autoguarigione, spiega perché gli omeopati non osservano solo il lato clinico della malattia, ma anche tutto l’inquadramento psichico e fisico del paziente, cercando quindi di capire quelle condizioni di squilibrio del “terreno” che hanno determinato l’insorgere della malattia. La diluizione e la dinamizzazione (la soluzione viene agitata per accrescerne l’efficacia) delle sostanze (animali, vegetali, minerali o provenienti dagli escreti e secreti animali) determinano un aumento dell’efficacia della sostanza stessa e ne riducono drasticamente la tossicità.
La fabbricazione del rimedio omeopatico
DILUIZIONE OMEOPATICA O POTENZA
1. DILUIZIONI HAHNEMANNIANE
La diluizione secondo il metodo di Hahnemann si realizza attraverso operazioni di divisione di un ceppo omeopatico in un determinato solvente, nel rapporto 1:10 (decimali) o 1:100 (centesimali). Il grado di diluizione è determinato dal numero di divisioni così effettuate. Il veicolo comunemente utilizzato e’ l’alcool al 70% anche se, in alcuni casi può essere utilizzata l’acqua, da sola o mescolata ad alcool al 60% o l’alcool puro. Per la preparazione delle soluzioni e’ necessario predisporre una serie di flaconi di vetro e di tappi, di materiale inerte e in quantità corrispondente al grado di diluizione desiderato.
Modalità di esecuzione : scala decimale
Simbolo diluizione decimale: D, X, DH
Per ottenere una diluizione decimale, si introduce in un flacone una parte della sostanza di base (p.es la Tintura Madre) e nove parti del veicolo appropriato. La soluzione così ottenuta viene dinamizzata, cioè al flacone vengono impartite un numero preciso (100) di agitazioni (succussioni). La diluizione così ottenuta è la prima decimale (1DH).
Per ottenere la diluizione seconda decimale (2DH) è necessario aggiungere in un secondo flacone una parte della diluizione 1DH a 9 parti di veicolo.
Per raggiungere il grado di diluizione voluto, e’ necessario operare allo stesso modo, tante volte quanto e’ la diluizione richiesta.
1p. TM + 9 p. alcool → dinamizzazione → D1
1p. D1 + 9 p. alcool → dinamizzazione → D2
1p. D2 + 9 p. alcool → dinamizzazione → D3
ecc.
Ogni passaggio è accompagnato da un numero preciso di agitazioni (100 succussioni) se la sostanza è diluita in un veicolo liquido. Se non è solubile si esegue una lunga triturazione (il veicolo è il lattosio) con il pestello in un mortaio.
Modalità di esecuzione : scala centesimale
Simbolo diluizione centesimale: CH, C
Per le diluizioni centesimali, si opera nella stessa maniera, ma secondo la serie centesimale, per cui per ottenere la prima diluizione centesimale si introduce in un flacone una parte della sostanza base e 99 parti del veicolo appropriato. La soluzione così ottenuta viene poi dinamizzata.
1p. TM + 99 p. alcool → dinamizzazione → 1 CH
1p. 1CH + 99 p. alcool → dinamizzazione → 2 CH
1p. 2CH + 99 p. alcool → dinamizzazione → 3 CH
ecc.
Animazione Diluizioni Hahnemanniane
2. DILUIZIONI KORSAKOVIANE
simbolo: K
Questo metodo è denominato anche “del flacone unico” perché impiega lo stesso flacone per tutti i gradi della scala di dinamizzazione; più precisamente realizza la diluizione di un ceppo omeopatico attraverso operazioni successive in un veicolo liquido, di solito acqua distillata, operando in un flacone unico. Il grado di diluizione viene definito dal numero di operazioni effettuate. Con questo metodo si ottengono delle preparazioni liquide, chiamate diluizioni korsakoviane, designate con l’abbreviazione K preceduta dal numero che corrisponde al grado di diluizione.
Operativamente la diluizione si effettua attraverso l’agitazione di 5 ml di tintura madre in un flacone di vetro da 10 o 15 ml; il numero delle agitazioni non deve essere inferiore alle 100 volte, dopo di che si svuota il flacone per aspirazione del contenuto; subito dopo si introducono nello stesso flacone 5 ml di acqua distillata, quantità che rappresenta 99 volte il contenuto della tintura madre rimasta sulle pareti del flacone, si agita ancora per 100 volte, ottenendo così la prima diluizione Korsakoviana (1K).
Si prosegue sempre con lo stesso metodo fino al raggiungimento della diluizione desiderata. Nel caso di ceppi omeopatici insolubili in alcool o acqua, prima delle operazioni sopra descritte, si effettuano tre triturazioni centesimali in lattosio. Esso è basato sul principio seguente: dopo lo svuotamento di un flacone (rovesciando il contenuto) di 10 ml, 0,1 ml di liquido rimane attaccato alle pareti. Si aggiungono 9,9 ml di solvente e si dinamizza; si svuota di nuovo e così via fino alla nk, dove n rappresenta il numero di dinamizzazione.