Il tennis come metafora dell’Omeopatia

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– Gentile Dott. Grassi: David Foster Wallace ha scritto “Il Tennis come esperienza religiosa“, noi vorremmo parlare del Tennis come metafora dell’omeopatia. Secondo lei parlando di Tennis si riesce a dire qualcosa dell’omeopatia? Oppure, al contrario, parlando di omeopatia, si riesce a dire qualcosa su ciò che ci sta veramente a cuore, cioè Il tennis?

Direi proprio di sì. Citando, a modo mio, David Foster Wallace: la scelta del rimedio omeopatico raffigura la voleè perfetta. La voleè semplicemente perfetta e perfettamente semplice che è basata sullo studio di una situazione resa complessa da una moltiplicazione infinita di variabili, tutte da prendere in considerazione. Questa situazione si affronta preliminarmente scegliendo tra varie metodiche quali unicismo, pluralismo, complessismo ovvero, tennisticamente, servizio, diritto, rovescio dell’omeopatia.

– All’inizio del suo articolo apparso sul Nyt, poi diventato un libro edito in Italia per i tipi dell’Einaudi, DFW parla di «Momenti Federer»: “Certe volte, vedendo il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un altra stanza per vedere se stai bene. I momenti sono tanto più intensi se un minimo di esperienza diretta del gioco ti permette di capire l’impossibilita di quello che hai visto fare”. Lei é un medico che conosce bene anche l’omeopatia, usando l’omeopatia si é mai imbattuto in un «momento Federer» nella pratica clinica?

Certamente. Tutte le volte che vedo l’azione positiva di un rimedio agire sull’ individuo seguendo la classica reazione di guarigione: iniziale aggravamento dei sintomi, poi graduale e rapido miglioramento fino alla comparsa di un definitivo stato di salute.  Questo è proprio un momento Federer. Stessa sensazione la provo anche, nel mio piccolo, quando con un diritto colpisco la pallina davanti al corpo, con le gambe piegate, il peso proiettato in avanti: la pallina diventa un siluro inarrestabile, il gesto atletico che si evolve nel prolungamento di una tua intima soddisfazione realizzata. (Se la reazione di guarigione classica in seguito ad un rimedio da me dato mi capita di vederla spesso, un bel pò più rara è la riuscita di questo gesto tennistico, tuttavia non mollo!!!)

– Possiamo dire che l’omeopatia sta all’allopatia come Federer sta a Nadal?

…Non proprio. Se Federer sta certamente all’omeopatia in quanto visione del corpo come rappresentazione di armonia e di stile, fantasia nella ricerca di soluzioni efficaci,   equilibrato gesto artistico-sportivo disegnato sul campo di tennis, non vedo nel meraviglioso tennis dinamico-compulsivo di Nadal, fatto di diritti arrotatissimi, di arrembanti salvataggi sulla linea di fondo, di rincorse al limite della rottura ossea-legamentosa un sicuro accostamento all’allopatia. Il grigiore realizzativo della medicina tradizionale, tutta appiattita su rapporti costi-efficacia,  la inquadro molto male nel dispendio energetico del superfisico di Nadal. Molto meglio accostare la piatta e schematica visita tradizionale con i cosiddetti “pallettari” degli anni 70, tennisti non proprio come Borg, ( il tennista svedese possedeva colpi e tecnica inventiva del vero campione dimostrata dal fatto che vinse cinque volte Wimbledon oltre che sei Rolland Garros), bensì quei monotoni giocatori di tennis, come Dibbs e Salomon ( quest’ultimo battuto in finale a Parigi nel 1976 da quell’infinito e mutevole genio del tennis chiamato Panatta),  corridori che con una racchetta di legno in mano seguivano il motto “butta sempre la pallina dall’altra parte della rete e vedrai che prima o poi l’avversario sbaglierà!”. Un esempio di questo tipo di tennis sono gli scontri interminabili (e noiosi!) avvenuti tra lo spagnolo Higueraz e il nostro Barazzutti: dove ad un diritto di uno, rispondeva il rovescio dell’altro, e così via, tennis talmente lento e monotono che anche le palline, tra un colpo e l’altro, sbadigliavano.

– Il «momento Federer» a cui si riferisce Foster Wallace nel suo saggio breve é un dritto vibrato dall’angolo del rovescio nella finale degli U.S. Open del 2005 giocata contro Agassi. Preso in contropiede dall’americano, lo svizzero riesce a trasformare un momento di svantaggio in un’opportunità. Da azioni di gioco come queste di solito capiamo la differenza tra un giocatore di tennis normale ed un campione, con il campione che vede opportunità di fare punto dove gli altri vedono solo problemi. Avviene qualcosa di simile anche in medicina: dove l’allopatia vede malattie, l’omeopatia vede tentativi di guarigione messi in atto dall’organismo. Che cos’é la Forza Vitale?

La forza Vitale è la capacità, ovvero il talento dell’organismo di “sapersi autoguarire”; è il colpo spettacolare alla Federer che fa dire allo spettatore superficiale “cosa vuoi che ci voglia a fare la stessa cosa?” ignorando che a monte ci sono volute ore e ore di prove in allenamento per arrivare ad un gesto del genere, come ci sono voluti milioni e milioni di anni per arrivare ad un sistema immunitario complesso ed efficace come il nostro che fa dire al medico superficiale: “Ogni sintomo patologico ha una sua medicina adatta a sopprimerlo”, ignorando che questi sintomi sono i segni clinici di un in adattamento reazionale dell’individuo a fattori patogeni esogeni ed endogeni che non vanno soppressi, ma capiti e modulati in base all’esigenza dell’organismo. In sintesi questo è un messaggio codificato del malato per stabilire la diagnostica del medicamento omeopatico.

-L’intuizione Hahnemanniana della Forza Vitale é il concetto più importante dell’omeopatia, forse più della legge dei simili. Tuttavia pur essendo il più importante é quello di cui si parla di meno. Il rischio é di fare la figura del vitalista bergsoniano dell’ottocento. Da quali discipline si possono mutuare gli strumenti concettuali necessari per una buona traduzione del  concetto di forza vitale nella “neo-lingua” della scienza contemporanea?

E’ molto semplice. Quando gli omeopati parlano di Forza Vitale stanno semplicemente parlando del sistema immunitario. Quest’ultimo è prevalentemente adattativo e quasi mai aggressivo. Potremmo, in vero, anche ribaltare la domanda e chiederci se esiste un modo per sintetizzare la meravigliosa architettura del sistema immunitario con il suo complesso  dinamismo fatto di interferoni, fattori di crescita interleuchine e tutte le sue altre eleganti e sofisticate interfacce di regolazione dell’omeodinamica dell’organismo. La risposta sarebbe anche in questo caso positiva: la Forza Vitale. Inoltre: rispetto per Bergson, bravo filosofo. Anche se non so se era un tennista.

– Ciò che fa di quel punto un «Momento Federer» sta nell’inversione del senso di marcia e nella corsetta all’indietro grazie alla quale il giocatore svizzero riesce a guadagnare la giusta posizione necessaria a giocare un passante lungolinea di dritto dall’angolo sinistro, cioè dalla posizione del rovescio. La Forza Vitale é sempre attiva, vero? Anche nelle situazioni più disperate tipo quella di aver giocato corto contro Agassi?

Per curare le malattie, come abbiamo detto, si possono percorrere due vie: eliminare l’agente di malattia, oppure, come tenta di fare l’omeopatia, stimolare il potenziale di “autoguarigione” o “guarigione biologica dell’organismo”. Infatti  “Il paradigma della medicina omeopatica si basa sulla forza vitale cioè la stimolazione del potenziale di autoguarigione” che è in noi sempre presente. Se questo non è possibile ottenerlo con la sola terapia omeopatica, esempio nell’oncologia, l’obiettivo, anche in quel caso, resta quello di integrare il trattamento omeopatico con quello allopatico standard utilizzando rimedi rivolti al miglior controllo della  sintomatologia anche secondaria (penso a nausea, vomito, astenia, dolore, danni cutanei e altro), ma rivolti sempre anche a innalzare le capacità di superamento della malattia tramite una presa in carico della persona nella sua interezza

– Non sempre si riesce a trasformare un problema in un’opportunità, a volte é lo stesso tentativo di guarigione che crea dei problemi. Che cos’é l’infiammazione?

Ci sono due scuole di pensiero: quelli che vedono l’infiammazione come una malattia e quelli che vedono nell’infiammazione un tentativo dell’organismo di auto-guarirsi. Spade sono state sfoderate per difendere l’una o l’altra posizione. Un discorso simile anche per la febbre. Le ultime ricerche convergono nel sostenere che la febbre più che una malattia da sopprimere e un tentativo di autoguarigione. Le conclusioni delle ultime ricerche dunque convergono su ciò che per l’omeopatia costituisce la premessa del proprio discorso. Tornando all’infiammazione: dobbiamo considerarla una difesa operata dall’organismo, un sistema complesso di reazioni con cui l’organismo combatte una noxa patogena. L’omeopatia, come abbiamo detto, è una metodica terapeutica regolatrice che agisce sulla forza vitale favorendo l’autoguarigione (o guarigione biologica); ma, a questo punto dobbiamo aggiungere: per avere una “buona febbre”, una febbre senza spossatezza, o una “buona “infiammazione”,  la “forza vitale” va governata e modulata. E moduliamo la forza vitale rifacendoci alla Legge di Arndt–Schulz, secondo cui, sintetizzando alla grossa, le basse diluizioni stimolano, le medie modulano e le alte frenano. Avendo citato anche la “sintassi” delle diluizioni abbiamo così un quadro completo per afferrare la differenza tra omeopatia e allopatia, (nonchè gli strumenti per capire anche l’importanza di dismettere la contrapposizione per intavolare un ragionamento clinico nel segno della complementarità) con l’ allopatia che si basa sulla lotta all’agente aggressivo, cioè una medicina anti (anti-infiammatorio, anti-biotico). Tornando al tennis e al libro di Foster wallace l’allopatia è il brutale Philipoussis, spartano grosso e lento che gioca solo di potenza, dall’altra parte, invece c’è l’apparentemente fragilità di Sampras, che ben rappresenta l’omeopatia, tennis persino poetico, indirizzato più che ad un gioco di pre-potenza verso uno di fioretto, espresso da quelle voleè a rete vellutate e risolutive che, in quel match piegarono lo strapotere fisico di   Philipoussis. Come sanno bene i i lettori di fumetti, Batman e Joker non sono antagonisti che si oppongono ma il doppio l’uno dell’altro.

– Abbiamo parlato di Tennis, parliamo anche dei tennisti (di quelli della domenica, voglio dire). Uno dei problemi più annosi di tutti gli sportivi é proprio l’infiammazione. Non é l’unico però, vero?

 L’infiammazione, assieme all’aumento di peso, sono un derivato quasi obbligatorio del cosiddetto tennista della domenica, monolitico essere goffo e sedentario che prende in mano la racchetta, dopo aver visto alla televisione tennisti come Federer appunto, preso nel maldestro tentativo di emularne le gesta. Ma sul campo in terra battuta o sul cemento, dopo qualche servizio mal tirato e un paio di voleè scentrate, questo sportivo da divano vede emergere dal suo profondo soltanto un frustrato desiderio di vittoria che lo fa arrancare da una parte all’altra del terreno di gioco, con lingua e occhi proiettati all’esterno dalla fatica, alla ricerca di una pallina sempre più veloce e sfuggente. (vedi foto in fondo all’articolo). Dopo qualche tempo in costui prevale la stanchezza che ottunde i riflessi, arrivano i crampi che gli massacrano i polpacci e, infine, s’infiammano i tendini e tutto ciò che muove il suo scheletro. A quel punto lo sportivo da divano inizia a colloquiare con i Santi e i Martiri ProtoCristiani che, fantozzianamente, solo lui vede, quando la rabbia dell’orgoglio ferito dalla stanchezza fa tramutare la racchetta in una specie di clava scagliata contro ogni  cosa mobile ed immobile del campo di tennis. E’ la disfatta. E’ la resa. Non sarò mai come Federer.- E’ il suo saggio commento.- Quindi è meglio che ritorni a vedere la televisione sul divano!-

Il tennis é un gioco in cui é fondamentale anche l’aspetto mentale. Giocatori con i nervi molto saldi ma poco tecnici hanno più successo dei giocatori molto tecnici ma meno capaci di gestire la loro emotività. Anche per l’ omeopatia é molto importante tenere in conto l’aspetto mentale del paziente, vero? Può capitare che un miglioramento fisico abbia ricadute positive anche sull’aspetto mentale, o, magari, é possibile che lavorando sull’aspetto mentale si riesca a migliorare anche un problema fisico?

Alla scuola Siomi, dove io sono direttore ditattico, insegniamo che l’organismo umano è fatto di mente e di corpo ed essendo l’omeopatia una medicina olistica, cioè che guarda l’individuo in modo globale, la terapia omeopatica sarà rivolta sia alla cura dal punto di vista psichico sia a quello fisico. Spesso infatti, durante una buona guarigione,  accade che al miglioramento del problema psichico segua un altrettanto positivo miglioramento fisico.

Il serve and volley, il tennis classico, é stato spazzato via dal gioco di potenza da fondocampo, il tennis moderno. Difficile fare l’eziologia del tennis moderno. Molti analisti sono concordi nel sostenere che le nuove racchette in carbonio, con l’ovale piú ampio e l’ottimale piú vasto, hanno permesso di migliorare il topspin e il topspin ha creato il tennis di potenza da fondocampo. Questo cambiamento di paradigma nel gioco ha un parallelo con l’ omeopatia. Che differenza c’é tra omeopatia classica e l’omeopatia dei complessi?

Un tempo da una parte c’erano giocatori da fondo campo come Barazzutti, Dibbs, Salomon, Higueras, Cheng, Lendl che palleggiavano fino a sfinire l’avversario e lo passavano con precisi diritti e rovesci se l’avversario si avvicinava alla rete, mentre dall’altra c’era i giocatori di volo alla Panata, Ashe, Newcombe, Noha che avevano un grande servizio e in virtù di quello andavano subito a rete a giocarsi il punto con la voleè. Poi arrivò Agassi, prima di lui c’è solo l’esempio di Connors,  e tutto cambiò: con Agassi il tennis divenne totale, cioè c’era un difensore che contemporaneamente attaccava perché tirava tali colpi in anticipo che l’avversario, dopo aver colpito, non faceva a tempo a riprendere la posizione quando subito si trovava la pallina nuovamente dalla sua parte mentre Agassi, nel frattempo, si era già proiettato a rete per finire il punto. Da lì hanno preso tutti i tennisti moderni, da Nadal a Djokovic, a Murray. Ciò che cambiò fu la velocità, tutto era più frenetico e veloce, il servizio, l’avanzamento verso la rete, il diritto e il rovescio, entrambi colpi che potevano essere sia di attacco o sia di difesa.  Cosa cambiò nel tennis? Lo stile? Il talento? La spettacolarità? No, solo divenne uno sport più rapido e veloce. Così in omeopatia con i complessi. Cosa si può fare se c’è poco tempo per trovare il simillimum, o il paziente è al telefono oppure il medico si trova nelle condizioni di dovere subito prescrivere una terapia e non ha ancora le idee molto chiare? Una possibilitàè data dalla scelta di un complesso (che contiene tanti rimedi) rispetto alla scelta del rimedio unitario che, ovviamente, ne contiene uno solo. Questo cambiamento è stato favorito, nel tennis, dall’arrivo di nuovi tipi di racchette al carbonio, mentre nell’omeopatia dalla ricerca effettuata da parte di molte ditte omeopatiche volte a ricercare nuove formulazioni adatte a ricoprire le esigenze di un mondo mutato, rispetto a quello di Hahnemann, con nuovi metodi di diagnosi e di cura. Quindi complesso visto come una visione più moderna dell’omeopatia, ma non per questo più efficace. Come nel caso del tennis c’è chi preferisce rivedere le “vecchie” partite degli anni 70 – 80 perché mettevano in mostra il maggior “talento” dei giocatori mentre c’è chi vede nel tennis moderno una maggior spettacolarità, così anche nell’omeopatia c’è chi predilige l’utilizzo dei complessi e chi gli unitari. Ognuno ha il suo modo di vedere le cose e la sua scelta va rispettata

Qual’é secondo lei il topspin del repertorio Vanda?

Innanzitutto tutta la linea BIOM, tra i quali io trovo molto utile il BIOM 3 per il trattamento dell’obesità endocrina (contiene tra gli altri Calcarea carbonica, Graphytes, Thuja che sono i rimedi unitari che più utilizzo in certe forme di dismetabolismo). Il BIOM 4 per il trattamento dell’ansia e delle vampate di calore del climaterio e della menopausa (contiene Sanguinaria, Amylium nitrosum, Lilium tigrinum, Lachesis, Ignatia, tutti rimedi molto indicati per questo tipo di problemi. Il BIOM 5 per la regolazione della fame nervosa. Il BIOM 6 come valido aiuto ad una dieta dimagrante. Trovo molto VALIDA anche la linea invernale, tra cui il VANDA 3 (Echinacea, Mercurius cyanatus, Kalium bicromicum) per le affezioni delle vie aeree superiori. Molto interessante infine trovo il Nerve Growth Factor (NGF) della linea ImmunoVanda, un coadiuvante utile nelle terapie delle patologie cronico-degenerative.

Gioco Set e Partita. Grazie Dottor Grassi per questo “scambio” di battute, è stato un piacere ed un onore poter incrociare le racchette con lei.  tennis-grassi

Dottor Italo Grassi, Medico, Medico Omeopata, tennista, Direttore Didattico Scuola Siomi.

 

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