Medicina di Genere. Stile di vita e percezione del dolore nelle patologie osteoarticolari

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Dott.ssa Maria Benedetta Ducci

La Medicina di genere, uno dei capitoli più promettenti della Medicina personalizzata e di precisione, studia l’impatto specifico del “genere”, maschile e femminile, sullo sviluppo e l’evoluzione delle malattie, con l’obiettivo di assicurare a tutti, uomini e donne, il miglior trattamento possibile sulla base delle caratteristiche personali.

«E questa idea di una sempre maggiore precisione e della personalizzazione della cura non può non investire un aspetto fondamentale dell’identità delle persone come quello legato al genere: capire pienamente quali siano le differenze di genere che influenzano maggiormente le malattie e le terapie è una delle grandi sfide della scienza del futuro» Umberto Veronesi

L’appartenenza di genere è uno dei fattori chiave nella medicina personalizzata: sono ormai numerosi gli studi scientifici che dimostrano come essere uomo o donna, maschio o femmina, condizioni l’insorgenza e l’evoluzione delle malattie, l’approccio diagnostico e terapeutico, così come la riabilitazione e la guarigione.

Ad esempio, le donne muoiono per malattie cardiovascolari in misura maggiore rispetto agli uomini; le donne inoltre sono a maggior rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer mentre gli uomini sono più esposti alla Malattia di Parkinson, il tumore del fegato nelle donne progredisce più lentamente e i disturbi d’ansia colpiscono due volte le donne più degli uomini. Il vantaggio della donna in termini di longevità (cinque anni di più dell’uomo) si traduce in anni di malattia e disabilità, dovute principalmente alle malattie cardiovascolari e neurodegenerative. In questa ottica, il concetto di genere si amplia, e oltre la differenza relativa ai caratteri sessuali degli individui include anche soprattutto numerose peculiarità che derivano sia dalle diffrenze anatomo-fisio-patologiche, ma anche da fattori relativi all’ambiente e alla società.

Uno stato di completo benessere fisico mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o di infermità (O.M.S 1948).

Quando si parla di salute è opportuno fare riferimento alla costituzione O.M.S che si pone l’obbiettivo di operare per far raggiungere a tutte le popolazioni il livello di salute più elevato possibile.

La medicina di genere nella storia della medicina

Nella storia della medicina per millenni la malattia è stata considerata un fenomeno magico-religioso. Ippocrate(460 -377 A.C ) introduce per primo il concetto innovativo secondo il quale la malattia e la salute di una persona dipendono da specifiche circostanze umane della persona stessa e non da superiori interventi divini. XX secolo: con la ricerca “superspecialistica”  si perde la visione dell’ uomo come entità unica.

  • La ricerca diviene sempre più superspecialistica.
  • L’individuo si identifica addirittura con una sola “parte”, un solo organo.

dall’ iperspecialismo di nuovo verso un concetto di salute globale:

  • concezione della persona vista come unità psicofisica interagente con l’ambiente circostante; Questo recuper costituisce il presupposto per:
  • “nuova promozione ed educazione alla salute “.
  • “una medicina che si interessi della persona nella sua totalità.

Ippocrate, considerato il padre della Medicina, credeva che solo la considerazione dell’ intero stile di vita del malato (fattori dietetici, atmosferici, psicologici, costituzionali e persino sociali) permettessero di comprendere e sconfiggere la malattia. Nasce così nell’antica Grecia una Medicina razionale fondata sull’ osservazione.

Psiconeuroimmunology

Nel 1981 R . Ader pubblico’ il volume “Psiconeuroimmunology” sancendo definitivamente la nascita dell omonima disciplina. L’implicazione fondamentale riguarda l’ unitarietà dell’ organismo; la sua unità psicobiologica, non più postulata sulla base di convinzioni filosofiche o empirismi terapeutici, ma frutto della scoperta che comparti cosi ’diversi dell’ organismo umano funzionano con le stesse sostanze.

  • Sistema immunitario
  • Sistema nervoso centrale
  • Sistema endocrino

Non c’è gerarchia tra i tre sistemi.  Questa comunicazione a tre vie serve a mantenere costante l’equilibrio dell’ organismo (Omeostasi). La sua caratteristica principale è un organizzazione a rete strutturata su rapporti anatomici e funzionali esistenti tra i tre sistemi.

Psiconeuro ● endocrino ● Immunologia SISTEMA ORMONALE METABOLISMO SISTEMA NERVOSO MENTE-PSICHE SISTEMA IMMUNITARIO MATRICE 14. Stimoli cognitivi (stress emozionale) Ipotalamo CRH Ipofisi ACTH Surrene Glucocorticoidi _ Linfociti CRH Macrofagi IL- 1 Linfociti B ACTH + + Alimenti GALT Stimoli non cognitivi (batteri, virus, tossine ambientali) _ 15. Citochine-mediatori tra le cellule ● Classe eterogenea di proteine secretorie prodotte da diversi tipi di cellule con la funzione di modificare il comportamento di altre cellule ● Azione: ● Autocrina ● Paracrina ● Endocrina ● Azioni delle citochine: ● Sistema immunitario- cellulare-umorale ● Regolare emopoiesi ● Controllo proliferazione e differenzazione cellulare ● Modulare la guarigione

Progressivo invecchiamento della popolazione

Il progressivo invecchiamento della popolazione è ormai noto a tutti, esperti e non. Ciò che colpisce maggiormente nel panorama del 21° secolo è il fatto di assistere a una ridistribuzione demografica senza precedenti.

Entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. Nei prossimi 5 anni, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni.

L’incremento della popolazione anziana sarà più evidente nei Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto nei Paesi industrializzati il segmento di popolazione che aumenterà maggiormente sarà quello degli ultraottantenni, il cui numero assoluto, entro il 2050, risulterà praticamente quadruplicato 20.

Negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra 65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne).

Nei paesi occidentali l‘aspettativa di vita tra uomo e donna é di 5 anni in più per la donna, tuttavia la aspettativa di vita sana tra i due generi è identica, per cui l’aspettativa di vita in più per la donna si traduce in 5 anni di vita “ammalata” e “disabile” soprattutto per patologie cardiovascolari osteoarticolari e neurologiche.


Medicina di Genere. Stile di vita e percezione del dolore nelle patologie osteoarticolari


Differenze di genere: le patologie a carico del genere femminile

  • patologie cronico-degenerative a carico del sistema nervoso
  • malattie osteoarticolari

Malattie osteoarticolari

L ‘artrosi è una patologia molto diffusa e causa di disabilità soprattutto nella terza età.

La donna sopra i 65 anni ha il doppio di artrosi alle mani e all’ anca rispetto all’ uomo e tre volte più artrosi al ginocchio. Gli studi sulle differenze di genere nell’ artrosi sono assai pochi, la donna ha un aumentata velocità di perdita della cartilagine. La donna ha soprattutto tanta disabilità legata all’ artrosi responsabile insieme alle conseguenze cardiovascolari e neurologiche della scadente qualità di vita con perdita dell autonomia

Osteoartrosi (OA)

Il sintomo più comune è il dolore esacerbato dal movimento che spesso diminuisce nell’attività giornaliera e quindi porta ad atrofia dei muscoli seguita da altro dolore ecc. Il dolore è profondo, continuo causato da processi degenerativi a carico di una o più articolazioni. È una malattia degenerativa molto comune, prevale nei maschi in età inferiore ai 45 anni e nelle donne sopra i 45 anni.  Nel complesso le donne sono più colpite degli uomini. Più dell’80% dei soggetti con più di 55 anni mostrano alterazioni radiologiche, di questi solo il 25% sono sintomatiche. Per comprendere la relazione tra genere e OA si deve tenere presente che differenze di genere esistono nella presenza o intensità del dolore, e che i due sessi sono diversi sia nella risposta comportamentale al dolore che sulla disabilità fisica. In soggetti con OA sono state descritte differenze di genere in comportamenti motori come il digrignamento dei denti, movimenti di protezione o massaggio dell’area dolente. Una risposta che è stata studiata poco ma che può essere particolarmente importante per spiegare le differenze di genere in questa patologia è la catastrofizzazione.

Così è stata definita la tendenza a focalizzarsi e ad esagerare il danno indotto dallo stimolo doloroso con conseguente valutazione negativa della capacità di affrontare il dolore. Molti studiosi hanno descritto come le donne con questo tipo di dolore mostrano una tendenza alla catastrofizzazione maggiore degli uomini. È interessante notare come la differenza di genere nella catastrofizzazione emerga già in giovane età. Questa tendenza è presente anche quando i soggetti non hanno dolore.

Questi dati possono avere particolari implicazioni nel trattamento del dolore. Infatti si dovrà tenere presente che interventi terapeutici simili possono sortire effetti diversi a seconda che il soggetto sia femmina o maschio.


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Per esempio, sapendo che le donne catastrofizzano di più degli uomini è possibile focalizzare gli interventi per diminuire questo aspetto. Per esempio, la ristrutturazione cognitiva può avere un impatto maggiore nelle donne che negli uomini sofferenti di OA.

L’OA è una malattia caratterizzata da aumentata fragilità dello scheletro che si evidenzia soprattutto nell’anziano; la maggiore incidenza nel sesso femminile è accompagnata da una maggiore frequenza di fratture nelle donne che nell’uomo. Questa differenza di genere nella frequenza delle fratture potrebbe dipendere dalla frequenza delle cadute ma anche dal fatto che gli uomini hanno le ossa intrinsecamente più forti e/o che soffrano meno del degrado strutturale dell’età.

Differenza nella percezione del dolore tra donna e uomo

Donna:

  • Maggiore frequenza
  • Attivazione delle regioni limbiche (funzioni psichiche, emotività e comportamento)
  • Genetica (mutazione del gene sul cromosoma16 piu sensibili ai farmaci come la pentazocina che agisce sui recettori k degli oppioidi)
  • Ormonale: presenza di estrogeni che influiscono sul sistema nervoso centrale, sensibilizzandolo agli stimoli anche dolorosi

Uomo

  • Minore frequenza
  • Attivazione maggiore delle regioni cognitive del cervello
  • Ormonale:minor sensibilità al dolore (TESTOSTERONE ha effetto analgesico)

 

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