Omeopatia, La Più Ricca Del Reame?

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La lunga lista di costi previsti dallo Stato italiano per la registrazione dei medicinali omeopatici (necessaria per il mantenimento degli stessi in commercio nel nostro paese) pubblicata nella G.U del 15 marzo scorso riporta cifre da capogiro. Per migliaia di referenze il costo passa dai poco più di 20 € del 1995 a più di 23.000 €, per ciascuna sostanza e fino ad un massimo di otto diluizioni. Dunque decine di milioni di euro per registrare medicinali “orfani di brevetto”: Belladonna, Arnica, Bryonia, etc. Medicinali che non sono molecole nuove ma, piuttosto, risorse terapeutiche “storiche” che non si vergognano di esistere (e funzionare) da più di 200 anni. Stessa sorte per ogni specialità a marchio delle aziende omeopatiche.
Sappiamo (lo sa anche il Ministero della Salute) che il settore dell’omeopatia ha delle peculiarità forse difficili da comprendere per i non addetti ai lavori, ma non difficili da ricordare: un armamentario terapeutico composto da migliaia di prodotti; alcune sostanze medicinali e diluizioni prescritte di rado con le quali certamente non si fa un fatturato ma che non per questo sono eliminabili se si vuole rispettare la metodologia omeopatica, che ricerca per ciascun individuo una sostanza terapeutica e una dinamizzazione. Che piaccia o no, questa è (ed è sempre stata) l’omeopatia. La notizia ci ha lasciato attoniti.
Raccogliamo i primi commenti. Così la Presidente di Vanda Italia, Roberta Russo: “Era opportuno creare una AIC per farmaci nuovi e una AIC per rimedi omeopatici. Ancora una volta questa distinzione non é stata fatta. O meglio, é stata posta a livello di definizione, ma da questa definizione non si é saputo trarre nessuna conseguenza. Tanto che arriviamo al paradosso per cui un rimedio omeopatico é considerato un farmaco nuovo anche se esiste da 150 anni, e che dopo 150 anni di onorato servizio sul mercato rischi di sparire a causa dell’autorizzazione all’immissione in commercio”. Mentre Silvia Nencioni, Presidente e Amministratore delegato di Boiron Italia, precisa: “Le tariffe per le registrazioni semplificate dei medicinali omeopatici, nei giorni scorsi pubblicate in Gazzetta Ufficiale, ci hanno non poco sorpreso. Anche perché risultano in netto contrasto rispetto alle indicazioni emanate recentemente col Decreto Balduzzi 158/2012, in cui nell’articolo 13 si parla chiaramente di un aumento del 10% rispetto alle precedenti tariffe. Stando alle nuove tariffe, si è passati da una tassa di registrazione di 31 € a una tassa di 23.760 €. Siamo sicuri che si tratti di un errore e restiamo al momento in attesa di una rettifica”.
Auspichiamo certamente che si tratti di un errore. Ma in attesa di capire meglio quale sarà la futura sorte in Italia dell’omeopatia una riflessione è già evidente: se ancora una volta le peculiarità del settore omeopatico non sono state comprese vuol dire che non c’è stata comunicazione e collaborazione da parte del Ministero con le associazioni dei medici omeopati, dei pazienti dell’omeopatia e con le aziende produttrici.

Simonetta Bernardini, Presidente SIOMI . Editoriale Omeopatia33 (28, 03,2013).

bernardini

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