Cos’è il rimedio omeopatico

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Cos’è il rimedio omeopatico: i principi fondamentali

Cos’è il rimedio omeopatico? lo spieghiamo in questo articolo di approfondimento, il secondo di 5 sull’Omeopatia.

  1. Cos’è l’omeopatia? Principi fondamentali: la legge dei simili
  2. Omeopatia, i principi fondamentali: il rimedio omeopatico
  3. Fondamenti Teorici e Sperimentali della Medicina Omeopatica: Samuel Hahnemann
  4. Fondamenti Teorici e Sperimentali della Medicina Omeopatica: Organon dell’Arte di Guarire
  5. Organon dell’arte di guarire. Seconda Parte

Non solo la metodologia clinica, ma anche la preparazione delle sostanze utilizzate in omeopatia è del tutto peculiare.

Come è noto, infatti, esse vengono prodotte con un processo di diluizione seriale e di succussione che dovrebbe conferire alle soluzioni un maggiore effetto terapeutico (dinamizzazione).

La diluizione del Rimedio

L’uso di sostanze molto diluite ha precise ragioni storiche: molte sostanze che sin dall’inizio vennero provate ed introdotte nella farmacopea omeopatica erano di origine empirica, derivate anche da composti biologicamente molto potenti, tossici, come certi elementi minerali, veleni chimici organici e inorganici e veleni animali o vegetali.

I sintomi da essi provocati vennero dedotti dalle intossicazioni accidentali, ma ovviamente non potevano essere usati per le sperimentazioni.

Fu così che se ne provò l’effetto su sani (provings) e malati (omeopatia curativa) a dosi basse e molto basse, somministrate ripetutamente fino alla comparsa (o scomparsa rispettivamente) dei sintomi.

Nel corso di queste iniziali esperienze lo stesso Hahnemann riferisce di aver fatto le seguenti osservazioni:

  • Se un paziente necessitava di un rimedio, cioè se esisteva corrispondenza nel quadro della legge di similitudine, egli tendeva ad essere molto sensibile al rimedio stesso. Perciò i dosaggi necessari e sufficienti per ottenere una reazione positiva erano molto più bassi di quelli necessari a provocare sintomi in un sano o a guarire un malato che non avesse perfetta corrispondenza sintomatologica.
  • Forte di questa osservazione, egli cominciò a diluire i rimedi, in modo da trovare le dosi curative che non producessero effetti collaterali indesiderati. L’esperienza lo condusse a notare un aumento del potere curativo al diminuire della dose, cioè all’aumentare delle diluizioni.
  • I primi procedimenti di diluizione comprendevano anche il processo di scuotimento o triturazione delle materie prime (a seconda che fossero liquide o solide) per un motivo esclusivamente pratico, che era l’omogeneità del prodotto diluito; solo in seguito si osservò che questo procedimento era necessario per aumentare l’effetto delle diluizioni.

Per questo le diluizioni progressivamente crescenti furono chiamate anche “potenze” ed il processo di diluizione e succussione “potentizzazione” o “dinamizzazione”.

Cos'è il rimedio omeopatico?

Le tinture Madri

In pratica, i materiali grezzi sono estratti mediante solubilizzazione in alcool contenente varie percentuali di acqua, o, se insolubili, sono inizialmente polverizzati e triturati con lattosio, quindi portati in soluzione idroalcolica. Le soluzioni iniziali, contenenti la massima concentrazione dei principi attivi, sono dette “Tinture Madri” (TM).

Da queste si procede a successive diluizioni, seguite da forte agitazione. Le tecniche di preparazione dei vari tipi di rimedi oggi sono dettagliatamente codificate nelle varie farmacopee, di cui le più importanti sono quella francese e quella tedesca, anche se c’è la tendenza a trovare un consenso almeno a livello di Comunità Europea.

Diverse Diluizioni

Le diluizioni più usate sono:

  • quelle decimali (sigla “D”, “DH”, “X”, o “x”), quando 1 parte della soluzione più concentrata è diluita in 9 parti di solvente;
  • oppure centesimali (sigla “C”, oppure “CH”, oppure “c”), quando 1 parte della soluzione più concentrata è diluita con 99 parti di solvente.
  • Esistono anche diluizioni cinquantamillesimali (sigla “LM”), basate su diluizioni seriali 1/50000,
  • e diluizioni “korsakoviane” (sigla “K”), basate su diluizioni fatte svuotando il recipiente con la soluzione più concentrata, lasciandovene qualche goccia e riempiendolo con il solvente (ovviamente quest’ultimo metodo è meno standardizzabile, pur essendo di più facile esecuzione). Infine, sono utilizzate oggi anche procedure meccanizzate in flusso continuo.

E’ ben noto che spesso – ma non di regola – vengono utilizzate diluizioni estremamente alte, per cui teoricamente non vi è più presenza delle molecole della sostanza di partenza. Ciò costituisce uno dei capisaldi dell’omeopatia e nel contempo forse il principale problema che la ricerca dovrà confermare e possibilmente spiegare.

Cos'è il rimedio omeopatico? InfograficaDinamizzazione del rimedio

Un altro punto molto importante riguarda la cosiddetta “dinamizzazione”.

Nella procedura di preparazione del farmaco omeopatico la regola prevede che, dopo ogni diluizione, la soluzione risultante sia sottoposta a forte scuotimento. Le norme classiche indicano 100 colpi dall’alto in basso, ma sono state sviluppate altre procedure di succussione, anche automatizzate.

Infine esistono le preparazioni in granuli, o in globuli, costituiti da sferette di saccarosio e lattosio, che vengono impregnate con la diluizione hahnemanniana, della quale assumono la denominazione.

Ad esempio, granuli di Arnica montana 9 C sono granuli che sono stati impregnati con la diluizione 9 C di Arnica montana. Ulteriori dettagli sulle tecniche di preparazione del rimedio omeopatico si possono trovare in altre rassegne [Vithoulkas, 1980; Del Giudice e Del Giudice, 1984; Brigo e Masciello, 1988; Majerus, 1991; Winston, 1989].

Questo è il secondo di 5 articoli di approfondimento sull’omeopatia.

  1. Cos’è l’omeopatia? Principi fondamentali: la legge dei simili
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  5. Organon dell’arte di guarire. Seconda Parte

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