Organon dell’arte di guarire. Seconda Parte

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Organon dell’arte di guarire. Seconda Parte

Questo è il quinto di 5 articoli di approfondimento sull’omeopatia.

  1. Cos’è l’omeopatia? Principi fondamentali: la legge dei simili
  2. Omeopatia, i principi fondamentali: il rimedio omeopatico
  3. Fondamenti Teorici e Sperimentali della Medicina Omeopatica: Samuel Hahnemann
  4. Fondamenti Teorici e Sperimentali della Medicina Omeopatica: Organon dell’Arte di Guarire
  5. Organon dell’arte di guarire. Seconda Parte

Stimolare la reazione dell’organismo

La spiegazione dell’efficacia della cura mediante i “simili” è data nei paragrafi 63-68 e si fonda essenzialmente sul concetto della attivazione della risposta reattiva della forza vitale:

Effetto primario e zione secondaria del medicamento

  • “Qualunque medicamento, come qualunque forza agente sulla vitalità, altera più o meno l’equilibrio della forza vitale e produce un certo cambiamento dello stato di salute del corpo, di maggiore o di minore durata. Questa azione si chiama “effetto primario” od “azione primaria”.
  • Sebbene sia il prodotto del medicamento e della forza vitale, essa è dovuta, probabilmente, in prevalenza alla potenza del medicamento. La nostra forza vitale con la sua energia cerca di opporsi a tale azione. L’ azione che ne deriva ha carattere conservativo per la vita, è una attività automatica della forza vitale ed è chiamata “azione secondaria” o “reazione” (par. 63).

infografica azione primaria e azione secondaria dei farmaciVengono fatti molti esempi, tra cui:

  • “l’azione primaria del caffè forte è eccesso di svegliatezza, a cui segue poi, per lungo tempo, lentezza e sonnolenza (effetto contrario, azione secondaria), a meno che tale sonnolenza non venga rimossa temporaneamente sempre di nuovo con l’uso di caffè (palliativo di breve durata).
  • Il sonno pesante, profondo prodotto dall’oppio (azione primaria) sarà seguito nella notte seguente da maggior insonnia (effetto contrario, azione secondaria).
  • A costipazione prodotta dall’oppio (azione primaria) segue diarrea (azione posteriore) e dopo l’uso di purganti (azione primaria) medicamentosi, che stimolano l’intestino, si osserva per alcuni giorni costipazione e stitichezza (azione secondaria).
  • E così sempre all’azione primaria di una potenza, in grande dose, alterante fortemente lo stato dell’organismo sano viene costantemente opposto dalla nostra forza vitale proprio il contrario (sempre che sia possibile), quale azione secondaria.” (par. 65).

La sperimentazione sull’uomo sano

In conseguenza di questo principio risulta possibile conoscere, mediante la sperimentazione sull’uomo sano, effetti primari e secondari di un’ampia serie di rimedi, ed è quello che appunto fece Hahnemann.

  • “Non vi è nessun altro modo per esperimentare con certezza le azioni proprie dei medicamenti sullo stato di salute dell’uomo, non vi è nessun altro mezzo e più naturale, per raggiungere tale scopo, di quello di dare a uomini sani, a scopo di esperimento, in dose modica, i singoli medicamenti per osservare le alterazioni, i sintomi, i segni della azione portata da loro, soprattutto nello stato fisico e psichico, ossia per conoscere gli elementi di malattia, che essi medicamenti sono in grado e possono determinare, perché, come già detto, ogni azione curativa dei medicamenti è posta unicamente nella loro capacità di modificare lo stato di salute dell’uomo e tale azione risalta dall’osservazione di queste modificazioni.
  • Nessun medico, a mia saputa, pensò, negli ultimi secoli, a questo esame, così naturale, così inevitabilmente necessario e singolarmente genuino, dei medicamenti nelle loro azioni pure e proprie sullo stato di salute dell’uomo e quindi a conoscere quali stati morbosi ogni medicina può guarire, tranne il grande e immortale Albrecht von Haller. (…).
  • Per primo battei questa via, con tenacia senza pari, che mi proveniva soltanto dalla assoluta convinzione della grande verità a beneficio dell’umanità, che unicamente con l’uso delle medicine omiopatiche è possibile la guarigione sicura delle malattie umane” (par. 108,109).

L’organon dell’arte di guarire introduce il concetto di sperimentazione del farmaco

La natura di accanito sperimentatore, e nel contempo la statura morale dell’autore dell’Organon si evincono anche da quest’altro passo:

“Come certamente ogni specie di pianta è diversa da ogni altra per aspetto esterno, per modo di vita e di accrescimento, per sapore ed odore, come sicuramente ogni minerale, ogni sale è diverso dagli altri per le sue qualità esterne, interne, fisiche e chimiche (che, già da sole, avrebbero dovuto evitare ogni confusione), così certamente tutte queste sostanze, vegetali e minerali, hanno effetti patogenetici – e quindi anche curativi – diversi e tra loro differenti. Ognuna di queste sostanze agisce in modo proprio, diverso, ma ben determinato, che elimina qualunque confusione, e determina alterazioni dello stato di salute e della cenestesi dell’uomo. Stando proprio così questa chiara verità, d’ora in poi nessun medico, che non voglia passare per ignorante e che non voglia offendere la sua buona coscienza (unica manifestazione di vera dignità umana), potrà usare nella cura delle malattie alcun medicamento all’infuori di quello che egli conosce esattamente e completamente nel suo vero valore, per averne sperimentato a sufficienza l’effetto (…).

organon dell'arte di guarireI medici di tutti i secoli passati – i posteri a pena il crederanno – si accontentavano di prescrivere ciecamente, nelle malattie, medicine sconosciute nel loro significato, mai esaminate nei riguardi dei loro effetti importantissimi, diversi al massimo, puri e dinamici, sullo stato di salute dell’uomo e per di più parecchie di queste medicine sconosciute e così differenti assieme in una ricetta, e poi si affidavano al caso per quanto poteva succedere al malato. Come un pazzo potrebbe penetrare nello studio di un artista ed afferrare a piene mani attrezzi assai diversi ed a lui ignoti, per ritoccare nella sua pazzia opere d’arte lì presenti. Non è il caso di dire che egli, nel suo lavoro pazzesco, non farebbe che rovinare quelle opere e rovinarle irrimediabilmente” (par. 119).

I provings

Nel prosieguo dell’Organon vengono esposte dettagliatamente tutte le metodiche sia per l’esecuzione delle sperimentazioni su gruppi di volontari sani (provings), sia per l’impiego del metodo omeopatico nella pratica clinica.

La pratica clinica

L’aspetto pratico-applicativo non rientra nello scopo di questo lavoro, per cui si rimanda all’opera originale, che, d’altronde, sarebbe comunque difficilmente riassumibile.

L’ultima parte dell’Organon dell’arte di guarire descrive la preparazione dei rimedi

L’ultima parte del trattato descrive la preparazione del rimedio omeopatico (triturazione, estrazione dei principi attivi, vari metodi di diluizione e dinamizzazione), aspetti che sono di ovvia rilevanza per la problematica riguardante il loro possibile meccanismo d’azione:

“L’omiopatia sviluppa, per il raggiungimento dei propri fini, le energie terapeutiche, interne e quasi spirituali delle sostanze grezze, mediante un trattamento speciale, finora non usato; e le sviluppa ad un grado altissimo, di modo che esse diventano assai attive, giovevoli e di azione assai profonda. Diventano tali perfino quelle che allo stato greggio non manifestano sul corpo umano alcuna azione. Questa meravigliosa trasformazione delle qualità di sostanze naturali, mediante un’azione meccanica, che agisce sulle loro particelle più piccole a mezzo della triturazione e succussione (mentre esse con l’interposizione di una sostanza indifferente rimangono separate tra loro), sviluppa energie prima non palesi, latenti, dinamiche, che agiscono sovrattutto sul principio vitale e sullo stato di salute della vita animale. Questo procedimento si denomina dinamizzare, potentizzare ed i suoi prodotti dinamizzazioni o potenze nei vari gradi. L’esaltazione e il maggior sviluppo della potenza determina trasformazioni nello stato dell’uomo e degli animali, quando nella somministrazione le sostanze naturali potentizzate sono portate assai vicine alla fibra vivente, sensibile o la toccano” (par. 269).

Le modalità di somministrazione dei rimedi omeopatici

Viene preso in esame anche il problema delle vie e delle modalità di somministrazione.

Nel par. 272 l’autore attribuisce l’effetto della medicina al contatto con i nervi della lingua e del cavo orale, più avanti (par. 284) aggiunge che oltre la lingua, la bocca e lo stomaco, anche le vie respiratorie (inalazione) e la cute (frizioni) sono potenziali vie di somministrazione dei medicamenti.

Le dosi

Per quanto riguarda le dosi, Hahnemann raccomanda di usare le dosi minime possibili, ma non stabilisce criteri rigidi, affermando, fra l’altro, che “unicamente l’esperimento, la diligente osservazione dell’eccitabilità di ciascun malato e l’esperienza possono servire di guida, volta per volta, nello stabilire la dose” (par. 278).

Più importante della dose è la corretta scelta del rimedio, che deve essere il più possibile corrispondente al quadro sintomatologico del paziente ed alla sua particolare sensibilità al farmaco:

“e perché una medicina ben potentizzata ed a dose piccola diventa più efficace e giovevole, quasi fino al miracolo, quanto maggiore è la sua omiopaticità, una medicina, la cui scelta sia omiopatica, deve essere tanto più efficace, quanto più la sua dose si avvicina alla tenuità necessaria più adatta per il suo effetto benefico in forma mite” (par. 277).

Interesse storico per l’organon dell’arte di guarire

L’analisi dei contenuti fondamentali dell’Organon riveste un suo interesse non solo dal punto di vista storico, in quanto costituisce la pietra angolare dell’edificio omeopatico, ma perché a tutt’oggi rimane il principale testo di riferimento per chi voglia apprendere l’omeopatia.

In realtà, nonostante ben presto (ancora con Hahnemann vivente, come è anche accennato nelle sue opere) siano sorte diverse scuole di pensiero e diversi indirizzi metodologici in omeopatia, l’autorità del fondatore è rimasta sempre ad altissimo livello.

Pare addirittura singolare il fatto che i principi e le metodologie fondamentali scoperti da Hahnemann non siano stati praticamente mai messi in discussione, le dispute rimanendo limitate all’interpretazione dei suoi insegnamenti.

Nel contempo, è indicativo il fatto che nei 150 anni seguenti i seguaci dell’omeopatia non abbiano attuato alcuna sostanziale rielaborazione in termini più moderni delle intuizioni e delle scoperte originali.

Le ragioni di ciò sono probabilmente legate al fatto che l’omeopatia si è presentata dall’inizio come un metodo efficace di cura, basato su principi molto misteriosi e quasi insondabili, quindi sostanzialmente indiscutibili.

Una metodica che afferma di funzionare, ma senza sostanziali spiegazioni scientifiche, può solo essere accettata o rifiutata a seconda delle esperienze personali. Pure è innegabile che il fatto che questa impostazione terapeutica si sia sviluppata a prescindere da qualsiasi spiegazione fisiopatologica (Hahnemann addirittura affermava che non vale la pena cercare le “cause nascoste” delle malattie), costituisce il fondamentale ostacolo alla sua accettazione.

D’altra parte, darsi ragione del funzionamento della legge di similitudine e delle microdosi è impresa ardua persino con le conoscenze e le strumentazioni di oggi, ed è quindi in un certo senso giustificabile la “rinuncia” ad una seria ricerca scientifica attuata dal mondo omeopatico. Come si vedrà, solo recentemente questo stato di cose comincia ad essere superato.

Questo è il quinto di 5 articoli di approfondimento sull’omeopatia.

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